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giovedì 10 gennaio 2013

Arpia, tra mito e realtà

Il mito delle Arpie:

Arpia, antica raffigurazione greca
Il nome arpia deriva dal greco harpazein, ovvero ghermire, rapire, e il suo significato letterale potrebbe dunque essere "colei che porta via".
Secondo la mitologia Greca, le Arpie erano le figlie che Nettuno, il Dio dei mari, aveva avuto con Elettra, Tarmante e Anfitrite. La mitologia classica narra che erano state confinate nelle isole Strofadi, nel Mar Ionio, dallo stesso Giove, che se serviva a proprio vantaggio contro tutti coloro che voleva perseguitare.

Nella mitologia greca le Arpie erano mostri alati rappresentati con il volto femminile e il corpo di avvoltoio. In generale sono state rappresentate con il viso di donna e il corpo di un volatile. Normalmente viene narrato che siano figlie di Taumante ed Elettra anche se per altri autori sono figlie di Poseidone e Gaia o di Echidna e Tifone che generarono anche Cerbero e l'Idra. I loro nomi erano: Podarge, Aello, Ocipite, Tiella e Celeno anche se, nelle varie storie legate alle Arpie, alcuni autori riportano solo i nomi di Aello, Ocipite e Celeno, quest'ultima citata per la prima volta nell'Eneide da Virgilio. 

Queste creature mostruose impersonificavano la furia dei venti marini. Infatti durante le burrasche e le tempeste di mare le Arpie erano solite rapire i naufraghi. Più tardi furono considerate creature infernali che rapivano le anime dei morti per trasportarle nell’aria. Per l’Ariosto le Arpie erano addirittuara sette e impersonificavano i sette peccati capitali. Troviamo le Arpie nell’Odissea di Virgilio, nell’Inferno di Dante, nella Regina delle Fate di Spencer e nel Paradiso Perduto di Milton.

La loro particolarità sta nel loro famoso e pericolosissimo canto: si narra infatti che tutti gli uomini che hanno ascoltato le loro nenie sono stati come ipnotizzati, perdendo il libero arbitrio e provando un incredibile senso di attrazione nei confronti di queste… attrazione che spesso portava alla morte.

Arpia, immagine tratta da un manoscritto medievale
Nella tradizione medievale queste creature, non assomigliano ad un umano vecchio e brutto. Hanno invece corpi di donne giovani e particolarmente attraenti, pur rimanendo particolarmente aggressive e malvagie, fermo restando il loro canto ammaliatore, capace di soggiogare anche l’uomo con la volontà più ferrea.

In origine descritte da Esodo come donne dagli splendidi capelli, e rappresentate nell'arte come bellissime donne alate, le arpie sono via via diventate uccelli dal volto di donna prima e ibridi uccello/orribile vecchia poi. Tale mutazione è dovuta non tanto all'inclemenza del tempo che passa quanto alla necessità di distinguerle dall'originale rappresentazione delle Sirene, anch'esse alate seduttrici.

Ferrara - Palazzo dei diamanti - raffigurazione delle Arpie


Arpie nella realtà:


L'aquila arpia è uno dei rapaci più grandi al mondo, viene indicata come la più forte delle aquile. Abita prevalentemente le foreste pluviali dell'America centrale e meridionale in un'area compresa tra il Messico e l'Argentina. A causa del massiccio disboscamento di queste zone è stata classificata come 'specie prossima alla minaccia di estinzione' e, dal 2002, è diventata ufficialmente l'animale simbolo dello stato di Panama.
Le femmine di questa specie sono lunghe fino a 100-110 cm e possono pesare fino a 7,5 kg mentre i maschi arrvano a circa 5 kg. L'apertura alare sfiora i due metri e le dita, comprese di artigli, possono misurare 13 cm.
Come tutti i rapaci l'arpia è carnivora e predatrice, si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi e rettili e riesce a sollevare in volo anche prede che pesano fino a oltre 5 kg, circa 3/4 del suo stesso peso.
Sulla testa ha delle caratteristiche piume che le danno un aspetto davvero singolare.


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