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giovedì 13 dicembre 2012

Il basilisco


L’origine del mito del basilisco, dal greco basiliskos, il piccolo re, affonda le sue radici nella tradizione orale. Nel mondo dei serpenti, questo mostro leggendario è l’essere fantastico per eccellenza, e la sua esistenza è carica di significati simbolici.
Secondo l'enciclopedia di Rabano Mauro sarebbe lungo mezzo piede e striato da macchie chiare.
Nel XII secolo Teofilo monaco, nella raccolta di ricette artigiane che ha preso il suo nome, indicò un procedimento dettagliato per creare un basilisco, attraverso la copula di due galli rinchiusi in una cella sotterranea e tramite la cova di due rospi: la polvere del basilisco bruciato e macinato serviva a creare il cosiddetto aurus hyspanicus, ottenuto a partire dal rame. Nell'Europa dell'età medievale, la descrizione della creatura cominciò ad inglobare caratteristiche proprie dei galli. Le sue caratteristiche lo collocano nella stessa famiglia della coccatrice.
Nonostante la loro apparenza invincibile, i basilischi hanno due nemici mortali: le donnole, che però muoiono sempre anche se riescono ad ucciderlo, ed i galli, il cui canto gli è letale. Un basilisco può inoltre essere ucciso anche facendolo specchiare in modo che sia il suo stesso sguardo ad ucciderlo.
Con il passare del tempo, grazie al moltiplicarsi di storie, le sue capacità letali continuarono ad aumentare, comprendendo l'abilità di sputare fiamme e quella di uccidere solo con il suono della sua voce, oltre alle sue sempre crescenti dimensioni
Una leggenda racconta come Alessandro Magno, durante la sua spedizione in India, ordinò di montare sugli scudi dei suoi soldati degli specchi, proprio per evitare di essere attaccato dall’orrendo mostro.

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