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mercoledì 21 novembre 2012

21 novembre a Venezia Madonna della Salute

Attorno alla metà del diciassettesimo secolo, il nord Italia subisce una delle più gravi epidemie di peste, quella stessa che fornirà spunto ai "Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. Particolarmente colpita la città di Mantova, che oltre al morbo si trova a dover affrontare anche la carestia causata dal cordone sanitario che gli stati confinanti le hanno imposto.
Il ducato dei Gonzaga è faccia a faccia con il totale annientamento, e in un impeto di disperazione riesce a far passare clandestinamente lungo la rotta fluviale un gruppo di ambasciatori diretti a Venezia (cui Mantova è legata da un gemellaggio fra città d’acqua e arte, più che da alleanze politiche), con la richiesta di inviare aiuti alimentari per via fluviale.
l'isola di San Servolo
La Serenissima onora il patto di mutuo soccorso e accoglie l’ambasceria, mettendola però in quarantena nell’isola di San Servolo, allora disabitata. [prima ricovero dei Benedettini, poi centro di quarantena, in seguito sull'isola venne ospitato il manicomio, ora ospita l'Istituto per le Ricerche e per gli Studi sull’Emarginazione Sociale e Culturale]. Si da incarico ad alcuni "marangoni" (persone addette ai lavori subacquei nell'Arsenale) di approntare ricoveri per l’alloggio dei dignitari, e sarà uno di questi artigiani, abitante nella zona di San Vio, il veicolo attraverso cui l’epidemia azzannerà anche Venezia. L’escalation dell’infezione è impressionante, dopo la morte del falegname e di tutta la sua famiglia, già nella settimana seguente i morti si contano a decine nel quartiere e in quella ancora seguente a centinaia in tutta la città.
In un breve volgere di tempo, nonostante i bandi sempre più severi dei Savi alla Sanità, la popolazione è letteralmente decimata. La malattia non risparmia l’aristocrazia né il clero: periscono anche il Doge Nicolò Contarini e gran parte della sua famiglia, nonché il patriarca di Venezia Giovanni Tiepolo.
Il Doge dell'epoca pronunciò un voto per chiedere l’intercessione della Vergine e la fine della pestilenza. Sembra infatti che la peste finì solo quando si fece voto per nome pubblico di erigere una chiesa dedicata alla Vergine Santissima.
La progettazione fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste dalla Serenissima: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica.
Il 6 settembre 1631 iniziò quindi la costruzione dell’edificio che fu ultimato solamente nel 1687.
Il tempio venne consacrato il 9 novembre 1687 e la data della festa fu spostata definitivamente al 21 novembre.
Poche settimane dopo la processione, l'epidemia subì prima un brusco rallentamento per poi lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631. Il bilancio finale fu stimato in quasi 47.000 morti nel solo territorio cittadino (oltre un quarto della popolazione) e quasi 100.000 nel territorio del Dogado (i territori annessi alla Serenissima, quindi sotto la giurisdizione del doge). Il governo decretò allora di ripetere ogni anno, in segno di ringraziamento, la processione in onore della Madonna denominata da allora della "Salute".
Anche se il clima di novembre è spesso inclemente, la folla si reca tuttora in pellegrinaggio nei pressi della chiesa attraverso il ponte di barche costruito per l’occasione su Canal Grande.
Pochi sono i veneziani che mancano l’appuntamento, siano essi religiosi o atei.
La festa appartiene però anche ai bambini: davanti alla chiesa nei campi vicini si svolge una fiera e non mancano le bancarelle che vendono non solo ceri votivi, ma anche fritòle, dolciumi in genere e palloncini, in un’atmosfera mista di sacro e profano.

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